Crisi climatica: in Italia si rischia un calo del PIL dell’8% e uno scenario critico già nei prossimi 30 anni

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Rischio idrogeologico maggiore e perdite economiche enormi con gli attuali sistemi economici e la mancanza di politiche efficaci nella riduzione delle emissioni di gas serra.

La visione del nostro Paese nei prossimi decenni non è affatto promettente dal punto di vista ambientale, ma anche economico, secondo le ultime indagini in merito agli effetti del cambiamento climatico. Il nuovo rapporto della Fondazione Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici) suggerisce che entro la fine del secolo in Italia si potrebbe raggiungere un calo del PIL fino all’8%, mentre conseguenze sia ambientali che economiche sarebbero già tangibili nei prossimi 30 anni.

Con il costante aumento delle temperature, da cui non è escluso il nostro Paese, è possibile proiettarsi su due scenari climatici possibili, evidenzia il rapporto. La mancanza di provvedimenti per ridurre le emissioni di gas serra e incrementare la resilienza, ovvero la perseveranza sui modelli economici attuali, condurrebbe allo scenario peggiore, dove l’aumento della temperatura sarebbe di almeno 2 °C entro il 2050. Le conseguenze sarebbero catastrofiche già nei prossimi decenni, anche per il settore economico.

Nel nostro paese come in molte altre regioni del pianeta, le siccità saranno sempre più gravi e frequenti, con estati particolarmente roventi ed un generale aumento degli eventi meteorologici estremi, che già negli ultimi 20 anni sono aumentati del 9%. In generale, la zona del Mediterraneo è considerata uno degli hotspot del cambiamento climatico, con un riscaldamento del 20% superiore rispetto alla media globale e un calo delle precipitazioni. In particolare le Alpi risentirebbero dell’aumento delle temperature, che entro il 2100 potrebbe raggiungere addirittura i 5°C.

La riduzione delle piogge colpirebbe soprattutto il Centro e il Sud Italia in estate, mentre potrebbe verificarsi un aumento nel Nord, con un potenziale incremento di eventi alluvionali. Le ondate di caldo saranno in generale più frequenti e intense, anche nello scenario ottimistico, con conseguenze anche per la salute delle persone. Con una maggiore frequenza di eventi di caldo estremo e giornate con minime sopra i 20°C – le cosiddette “notti tropicali”, ci sarebbe infatti un rischio di mortalità maggiore per alcune fasce di popolazione, come anziani o persone malate. “Un valore molto importante”, evidenzia il rapporto, “per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere fisico delle persone”.

A livello ambientale, gli effetti della crisi climatica sono già lampanti tra gli ecosistemi marini, che risentono del riscaldamento dei mari e l’acidificazione delle acque. Oltre agli impatti negativi sulla biodiversità marina e la conseguente riduzione delle risorse – che incide direttamente sull’economia, la sicurezza alimentare e il turismo – la mancanza di misure per aumentare la resilienza significherà un aumento del rischio di inondazioni ed eventi estremi per le zone costiere. Secondo il rapporto, il livello del mare entro la fine del secolo arriverebbe a circa +43 centimetri nello scenario migliore (che vede una drastica riduzione delle emissioni) e +84 centimetri nello scenario peggiore.

Uno degli aspetti più temibili degli scenari climatici previsti riguarda il fatto che l’Italia è un Paese ad alto rischio idrogeologico. Eventi alluvionali, fenomeni franosi e di dissesto saranno ancora più attesi con l’aumento delle temperature e delle emissioni, con significative conseguenze dal punto di vista economico. Nello scenario climatico peggiore, che vede un aumento della temperatura fino a 4 °C, la perdita di capitale infrastrutturale legata al rischio alluvionale è stimata in 15,2 miliardi di euro l’anno nel periodo 2071-2100. Per quanto riguarda l’innalzamento del mare, l’Italia perderebbe fino a 5,7 miliardi di euro l’anno, mentre i costi della perdita della domanda turistica arriverebbero a 52 miliardi.

Articolo di Erika del 16 Settembre 2020 alle ore 19:42

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