La storia del ciclone tropicale Ianos, o Udine per l’ufficio meteorologico tedesco, potrebbe non essere terminata con il landfall sulle coste occidentali greche. Prima di fornire indicazioni sulla sua futura evoluzione, ricostruiamo brevemente la storia del medicane.
Il 15 settembre un profondo minimo di pressione si muoveva dal nord della Libia verso il Mar Ionio attivando al suo interno intense correnti convettive, favorite dall’aria molto calda presente nei bassi strati dell’atmosfera. La temperatura superficiale del mare, di circa 2 gradi superiori alla media climatica, ha quindi permesso al sistema di acquisire energia tramite i processi di evaporazione e condensazione di vapore acqueo, con conseguente rilascio di enormi quantità di calore latente.
Il 17 settembre, posizionato ormai sul Mar Ionio, la tempesta ha subito la sua transizione divenendo a tutti gli effetti un “Mediterranean Hurricane“ ( o medicane). Dalle immagine satellitari è stato possibile distinguere un vero e proprio “occhio” come accade per gli uragani, circondato da nubi alte e venti superiori ai 100 km/h. L’impatto del medicane con la Grecia ha provocato ingenti danni, non solo per i forti venti ma anche per le intense mareggiate caratterizzate da onde alte fino a 6 metri.
Dopo l’impatto con le coste greche, avvenuto nella giornata di ieri 18 settembre, il ciclone si è indebolito velocemente.
Ma non è finita qui!
Le ultime proiezioni modellistiche descrivono una probabile nuova intensificazione nella giornata di domani! A sud di Creta, riappare nuovamente un nucleo di bassa pressione accompagnato da venti molto intensi. L’evoluzione rimane incerta ma non è da escludere una nuova intensificazione del sistema che, dopo l’impatto con la terraferma, raggiungerà nuovamente il mare.
Rinvigorito dall’aria calda presente sul Mar Libico, nel suo movimento verso est il sistema continuerà ad essere alimentato dal calore latente prodotto dalla condensazione, almeno fino alla giornata di domenica, al termine della quale dovrebbe definitivamente terminare la sua corsa con un impatto sulle coste libiche e quelle egiziane.
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