Le mascherine fanno male alla salute? Risponde uno studio

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Secondo gli esperti l’uso quotidiano e prolungato delle mascherine non è causa di una sovraesposizione all’anidride carbonica, ma piuttosto di reazioni neurologiche e psicologiche.

Tra le molte domande nate sull’utilizzo delle mascherine ce n’è una che non sembra trovare risposta chiara, relativa all’uso quotidiano e prolungato di questi dispositivi non sempre ben accetti da gran parte delle persone: fa male indossarle per molte ore? E più nello specifico, trattengono l’anidride carbonica al loro interno danneggiando la salute?

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista dell’American Thoracic Society smentisce le voci sulla pericolosità delle mascherine chirurgiche, mostrando che queste non possono causare una sovraesposizione alla Co2, neanche in soggetti affetti da patologie respiratorie, come la Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva). È innegabile che in molte persone l’uso quotidiano delle mascherine possa arrecare fastidi o disagi, ma scientificamente non ci sarebbe alcun rischio reale per la salute.

Relativamente alla possibile intossicazione da anidride carbonica, gli esperti spiegano che le mascherine traspiranti progettate per fermare le particelle che contengono il coronavirus non sono in grado di intrappolare le molecole di Co2, che sono molto più piccole. La sovra-esposizione all’anidride carbonica potrebbe verificarsi nel caso in cui la mascherina fosse talmente ermetica da trattenere l’aria espirata, si legge nella pubblicazione, ma nessun materiale utilizzato in commercio avrebbe questa proprietà.

In particolare, sottolineano i ricercatori, le mascherine non riducono l’apporto di ossigeno, ma possono piuttosto innescare delle sensazioni che derivano da meccanismi neurologici e psicologici, legati alla scomodità dell’uso. Non esistono prove scientifiche a conferma che le mascherine possano indebolire il sistema immunitario o danneggiare i polmoni.

Lo studio del team del Jackson Memorial Hospital e dell’Università si sofferma in particolare sull’uso delle mascherine chirurgiche in persone affette da Bpco, valutando nel dettaglio eventuali anomalie nel processo di scambio tra ossigeno e anidride carbonica. L’analisi è stata condotta su 30 persone, di cui 15 giovani senza problemi respiratori e 15 sui 70 anni affetti da Bpco. I ricercatori hanno monitorato l’assorbimento di ossigeno e l’espulsione di anidride carbonica con e senza mascherina, prima e dopo il test della camminata di 6 minuti.

I risultati hanno evidenziato una minore ossigenazione nei pazienti con Bpco durante l’attività, nei parametri previsti, ma hanno potuto escludere cambiamenti significativi nello scambio di ossigeno e Co2, nonché un possibile aumento dell’esposizione all’anidride carbonica.

La sensazione di fiato corto, detta dispnea, legata all’uso della mascherina “non è sinonimo di alterazioni nello scambio di ossigeno e anidride carbonica”, spiega Michael Campos, coautore dello studio. Non si verifica una carenza di ossigeno e un accumulo di Co2, ma piuttosto un disagio “associato a reazioni neurologiche, come l’aumento di impulsi che arrivano dall’area altamente termosensibile del viso coperta dalla mascherina oppure dall’aumento della temperatura dell’aria inspirata. O ancora, a manifestazioni psicologiche quali ansia, claustrofobia o risposte emozionali alla percezione di una difficoltà nel respirare”.

In conclusione, l’uso quotidiano delle mascherine non ha controindicazioni per la nostra salute, neanche in caso di patologie respiratorie. Non si può dire lo stesso dell’ambiente, purtroppo, che anzi può risentire in modo significativo di uno smaltimento non corretto dei dispositivi monouso (ne parliamo qui). In tal senso va sottolineato che è di fondamentale importanza fare un uso consapevole delle mascherine, anche per quanto concerne il loro smaltimento.

Articolo di Erika del 08 Ottobre 2020 alle ore 17:28

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