Il buco dell’ozono sull’Antartide è di nuovo uno dei più grandi e profondi di sempre

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Dopo i valori minimi registrati nel 2019, quest’anno ha raggiunto un nuovo record di estensione massima.

Il buco dell’ozono sopra l’Antartide ha raggiunto valori record quest’anno, con un picco di 24 milioni di chilometri quadrati di estensione. Si tratta di un valore più alto della media degli ultimi 10 anni e uno dei più elevati degli ultimi 15, secondo quanto annunciato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che riporta alla luce preoccupazioni dopo l’estensione minima dell’anno scorso.

Generalmente, il buco inizia a crescere in agosto e raggiunge il suo picco massimo in ottobre. Dopo la riduzione anomala osservata nel 2019, favorita da condizioni meteorologiche insolite, quest’anno si registra nuovamente un’estensione preoccupante. Ciò conferma, secondo Vincent-Henri Peuch, direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) dell’UE, che “dobbiamo continuare a far rispettare il Protocollo di Montreal che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono”.

Lo strato di ozono funge da protezione per la Terra dalle pericolose radiazioni ultraviolette ed è per questo fondamentale far sì che resti intatto. Dalla fine del ventesimo secolo, lo strato ha iniziato a risentire del rilascio di alocarburi in atmosfera di origine antropica, sul quale si è tentato di intervenire successivamente con il Protocollo di Montreal del 1987 sulle emissioni.

Le dimensioni del buco dell’ozono sono influenzate anche da condizioni meteorologiche specifiche. Quest’anno, un forte vortice polare ha raffreddato l’aria sopra l’Antartide, il che avrebbe creato le condizioni ideali per la riduzione dello strato di ozono. Questo perché la temperatura particolarmente fredda in atmosfera – quest’anno è stata oltre i -78 °C – causa la formazione di ghiaccio nelle nuvole stratosferiche, che innescano una reazione potenzialmente dannosa per lo strato di ozono.

In particolare, il ghiaccio può trasformare sostanze chimiche non reattive in sostanze reattive, ha spiegato l’OMM. Di conseguenza, la luce solare può innescare  reazioni chimiche che riducono lo strato di ozono. Ma esiste molta variabilità negli eventi che influenzano l’estensione e la profondità del buco dell’ozono ogni anno.

Finora, il Protocollo di Montreal è stato considerato come una prova di collaborazione internazionale efficace riguardo una grande minaccia ambientale. Va sottolineato, però, che l’estensione minima sull’Antartide registrata l’anno scorso, la più piccola da quando è stato scoperto il buco dell’ozono, non è stata determinata dalla riduzione delle emissioni, ma da condizioni meteorologiche insolite.

Tuttavia, l’OMM e il Programma ambientale delle Nazioni Unite hanno stabilito che lo strato di ozono è in stato di ripresa, anzi potrebbe tornare addirittura ai livelli di 40 anni fa sull’Antartide entro il 2060.

Articolo di Erika del 10 Ottobre 2020 alle ore 17:50

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