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L’aumento delle temperature globali non sembra influire sulla frequenza delle tempeste, ma sulla probabilità che queste si trasformino in uragani potenti.
La stagione degli uragani atlantici quest’anno è stata una delle più intense, con numerose tempeste nominate e ed eventi fuori dalla norma. Attualmente la l’uragano Delta ha colpito ferocemente lo stato della Louisiana, negli USA, come venticinquesima tempesta e nono uragano della stagione, nonché terza tempesta di categoria 3 o superiore che per questo si guadagna il titolo di “major hurricane”.
Per il termine della stagione, considerato intorno al 30 novembre, sono attesi numeri da record. Nelle prossime settimane si potrebbe parlare di nuovo primato in termini di tempeste complessive, anche se l’anno peggiore in assoluto fu il 2005, con 27 tempeste tropicali, di cui 14 uragani con venti di almeno 118 km/h. In totale furono registrati 4 uragani di categoria 5, tra cui i più devastanti di sempre, Wilma e Katrina.
Quest’anno, a favorire una stagione di uragani particolarmente intensa è stata sicuramente la temperatura anomala dell’oceano. Il riscaldamento degli oceani sembra avere un impatto sull’intensità degli uragani, sebbene non si ritiene possa influire sulla frequenza di questi eventi. Stando alle previsioni, la crescita delle temperature degli oceani e il cambiamento climatico aumenteranno progressivamente la possibilità che una maggior percentuale delle tempeste tropicali annuali possa tramutarsi in uragani.
Studi recenti affermano che gli uragani stanno già diventando più intensi della media, con la tendenza ad intensificarsi in tempi più brevi, come osservato con l’uragano Delta, passato rapidamente da depressione tropicale a uragano di categoria 4 in sole 36 ore.
Sulla base dell’aumento previsto di 2°C a livello globale, la probabilità che gli uragani e i tifoni in futuro diventino più intensi a causa del riscaldamento globale è dell’1-10%, secondo il Geophysical Fluid Dynamics Laboratory. Probabilmente non aumenterà la frequenza, ma l’intensità e il carattere devastante, insieme alle piogge più intense – almeno del 10-15% – e il rischio più alto di inondazioni costiere legato all’innalzamento del livello del mare.
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