Già con Theta, 29esima tempesta tropicale atlantica del 2020, era stato battuto il precedente record di numero totale di cicloni tropicali registrati in una singola stagione (1 giugno-30 novembre) risalente al 2005. Ora, con la formazione di Iota sul Mar dei Caraibi, il numero di cicloni tropicali atlantici registrati a partire dal 1 giugno sale addirittura a 30
Come accadde nel 2005, per la seconda volta nella storia, si è dovuto ricorrere ad una lista di nomi ausiliare che fa riferimento all’alfabeto greco perché i 21 nomi predefiniti forniti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale sono terminati. Se in termini numerici questa stagione batte ogni precedente record, la stagione degli uragani del 2005 rimane la più intensa di sempre. Infatti, dei 28 cicloni formatisi quell’anno in Atlantico ben 15 divennero uragani e ben 7 raggiunsero la categoria di uragani major, ovvero di categoria superiore a 3 nella Scala Saffir-Simpson. Quest’anno abbiamo invece registrato “soltanto” 12 uragani e 5 uragani major. Almeno fino a questo momento.
La tempesta tropicale Iota si è formata sul Mar dei Caraibi nella giornata di ieri ma sta già subendo un rapido processo di intensificazione che con molta probabilità gli permetterà di raggiungere la categoria di uragano major alla fine della giornata di domani.
Preoccupa la traiettoria dell’uragano che dovrebbe raggiungere con la sua massima intensità le coste del Centro America, già devastate nei giorni scorsi dall’impatto dell’uragano Zeta.
Dall’immagine in alto prodotta dalla Noaa si nota chiaramente come l’area di rischio (area bianca) sia ancora molto estesa sulla costa. Infatti, fino a quando il sistema non avrà subito il suo processo di intensificazione rimane piuttosto difficile prevedere dove l’uragano farà il suo landfall. Per ora la traiettoria più probabile vede Iota colpire con maggiore intensità il nord-est del Nicaragua.
Alcuni altri modelli prevedono invece che Iota si muoverà per più tempo in mare lungo la costa fino all’Honduras senza impattare direttamente sul Nicaragua. In questo caso l’uragano, pur risparmiando il Nicaragua, subirebbe un’intensificazione ancora maggiore a causa del maggior tempo trascorso sulle calde acque del Mar dei Caraibi. Il successivo impatto con la costa più a nord sarebbe dunque ancora più devastante.
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