La condizione drammatica del ghiaccio marino artico costringe sempre più ad una profonda riflessione sull’evoluzione del clima terrestre.
Durante la primavera dello scorso anno, la Siberia ha sperimentato una delle più lunghe e anomale ondate di calore, in grado di determinare in poco tempo una marcata diminuzione dell’estensione del ghiaccio sul mare di Laptev. Durante l’estate dello stesso anno, il ghiaccio sul Polo Nord ha raggiunto la seconda estensione minima mai misurata, quasi alla pari del minimo storico raggiunto nel 2012. La successiva rapida crescita del ghiaccio durante il periodo autunnale e invernale non è bastata ad evitare che il 2020 fosse uno degli anni caratterizzati dalla minore estensione del ghiaccio di sempre (vedi figura in basso).
Ma la singola stagione, o il singolo anno, non sono in grado di catturare la drammaticità della situazione. Il secondo grafico, che descrive l’estensione media del ghiaccio marino artico a partire dal 1980, lascia poco spazio all’interpretazione. Il declino dei ghiacciai è continuo e costante e non mostra nessun segnale di inversione di tendenza. Anzi, la situazione appare sempre più preoccupante.
Il recentissimo articolo “Changing state of Arctic sea ice across all seasons” firmato dagli scienziati Stroeve e Notz ha dimostrato che, rispetto alla media climatica del 1981-2010, le ultime anomalie dell’estensione dei ghiacci nel periodo primaverile ed estivo sono le più intense dall’inizio delle misurazioni satellitari. Nello stesso lavoro si individua una relazione lineare tra la perdita di ghiaccio al Polo Nord e la concentrazione di CO2 in atmosfera. Secondo questi calcoli, un’ulteriore immissione in atmosfera di circa 800 Gt di CO2 provocherebbe lo scioglimento totale dei ghiacciai artici nel periodo di agosto-settembre.
Calcolando che l’attuale ritmo di produzione antropica di CO2 è di circa 40 Gt all’anno, uno scenario del genere potrebbe verificarsi in meno di venti anni!
La presenza del ghiaccio marino gioca un ruolo essenziale nell’equilibrio climatico terrestre: ad esempio, regola lo scambio di calore con l’atmosfera, incide sulla salinità oceanica ma soprattutto è in grado di riflettere parte dell’energia proveniente dal Sole. Senza questo ingrediente il riscaldamento globale accelera in modo ancor più esasperato in un processo di feedback positivo. Se il ghiaccio diminuisce, allora più energia viene immagazzinata e, nuovamente, altro ghiaccio continua ad essere sciolto.
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