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Riportare gli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi è stata una delle prime mosse del nuovo presidente eletto Joe Biden, ribaltando quattro anni di negazionismo climatico e decisioni del tutto in contrasto con gli attuali obiettivi ambientali. Ora ci sarebbero finalmente i presupposti per estendere la lotta ai cambiamenti climatici alla portata globale, in una decisione acclamata da tutte le nazioni impegnate. Come promesso, il provvedimento è stato firmato dal presidente, che insieme ha dato massima priorità all’emergenza Covid-19, alla democrazia e alle diseguaglianze sociali.
Gli USA rientreranno quindi a pieno regime nella Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26), che si terrà a Glasgow il prossimo novembre – rimandata di un anno a causa della pandemia. Nel frattempo, il neopresidente ha intenzione di convocare un summit sul clima con i leader delle maggiori economie, ma sarebbero già in atto i primi provvedimenti per riportare gli USA verso un’economia green, riprendendo gli impegni sottoscritti da Obama nel 2015 riguardo i tagli sulle emissioni e gli aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo che sono più vulnerabili ai agli effetti del riscaldamento globale.
La Cop26 sarà “un momento cruciale per aumentare l’ambizione globale, e useremo i prossimi incontri del G7 e del G20 per procedere in questo cammino”, hanno affermato l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. “Se tutti i Paesi si uniranno nella sfida globale a zero emissioni, l’intero pianeta vincerà”. Gli USA sono un alleato fondamentale in questo percorso, sottolinea il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, un grande ritorno “che fa ben sperare che riusciremo a mantenere gli impegni presi, a vincere la sfida di lasciare in eredità ai nostri figli un pianeta migliore e una società più giusta”.
Secondo il presidente di Transizione Ecologica solidale (TES), Andrea Orlando, “con gli Usa nell’accordo saremo in grado di scongiurare un ulteriore aumento di 0,3 gradi della temperatura media globale entro il 2100”. Ma bisognerà lavorare per garantire la piena applicazione degli accordi sul clima in tutte le aree geografiche, operando per allargare ulteriormente l’ambito d’azione e in favore dei paesi in via di sviluppo.
La strada da percorrere è molto lunga, precisa il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha accolto con clamore il rientro degli USA nell’Accordo. Il tempo per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 1,5 gradi stringe e la crisi climatica peggiora anno dopo anno. Guterres ha affermato di “attendere con impazienza la leadership degli Usa per accelerare gli sforzi globali verso le emissioni zero”, aggiungendo che si impegnerà a lavorare a stretto contatto con Biden e altri leader per la lotta all’emergenza climatica in tempi di pandemia.
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