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La vita estrema e solitaria di due donne in una stazione meteorologica islandese.
Marzibil Erlendsdottir e la figlia Aðalheiður vivono in una delle più remote stazioni meteorologiche al mondo, sulla costa orientale dell’Islanda. Le due donne conducono una vita estremamente solitaria, occupandosi di trasmettere i dati sulla temperatura, la pressione atmosferica e il vento all’ufficio meteorologico centrale del Paese, ogni 3 ore esatte.
La loro vita a Dalatangi, sulla punta del fiordo di Mjóifjörður, non è certo per tutti. La località più vicina è l’aeroporto di Egilsstadir, a ben due ore d’auto, e l’unico collegamento con il resto del mondo è una stradina talvolta impraticabile a causa della neve. Anche la rete telefonica è totalmente assente, in un luogo che in inverno ha soltanto poche ore di luce al giorno. Ma nulla di ciò sembra turbare Marzibil, la madre, la quale ammette di aver sempre avuto un debole per l’isolamento del posto.
Marzibil, conosciuta anche come “Billa”, è cresciuta nella stazione meteorologica insieme al fratello e le sorelle, restando poi da sola a gestire la struttura. L’agricoltura è sempre stata la sua aspirazione, racconta, infatti oggi si occupa ancora dell’allevamento di capre e pecore, oltre a fornire i dati meteorologici senza sosta notturna né diurna. “Ho iniziato a mandare le previsioni del tempo quando avevo 16 anni”, racconta Marzibil, “e mi prendevo cura del posto ogni volta che i miei genitori andavano in vacanza”.
Una volta trasferita tutta la famiglia, a 34 anni Marzibil ha preso in gestione la fattoria della stazione, fortificando il proprio legame con quel luogo così remoto. Anche dopo la perdita del marito, ha continuato la sua vita di isolamento, senza sentire il bisogno di lasciare la stazione, abituandosi a condizioni talvolta estreme. “Il periodo più lungo in cui la strada che arriva qui è stata chiusa, con una barca che poteva occasionalmente venire qui con delle provviste, è stato di circa 6 mesi”, racconta.
Un altro aspetto impegnativo del lavoro di Marzibil è l’obbligo di trasmettere i dati ogni 3 ore, giorno e notte, senza mai potersi concedere una pausa più lunga. Trovare qualcuno che sostituisca le due donne in caso di necessità non è affatto facile, osserva. “Per questo compito non c’è mai una vacanza”.
Non sono rare poi le condizioni di disagio create dal clima estremo del posto. “Una volta, venne giù un’incredibile quantità di neve”, racconta Marzibil, “delle valanghe distrussero i pali della luce e per sei mesi, per avere l’elettricità in casa, abbiamo dovuto usare i generatori che sono nel faro. Qualche anno dopo una serra e il tetto di una stalla presero il volo per via del vento di nordest”. Non mancano poi frane dalle montagne circostanti, oltre ad onde dell’oceano fino a 10 metri d’altezza.
Marzibil, che è nella stazione da sempre, ha anche assistito in prima persona al cambiamento del clima nel corso dei decenni. Gli inverni stanno diventando più piovosi e con meno neve, osserva, rispetto a 25-30 anni fa, con differenze piuttosto evidenti. Anche le temperature sono meno rigide, mentre l’oceano è diventato un po’ più alto, secondo la sua testimonianza.
Riguardo al contenimento del riscaldamento globale, Marzibil si dice un po’ pessimista: “non mi sembra che le grandi aziende e le grandi nazioni stiano facendo abbastanza. Gli esseri umani sono troppo avidi. La gente tende a non pensare al futuro: preferisce preoccuparsi del proprio comfort immediato”.
Fonte: La Repubblica
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