Clima: l’Italia investirà 80 miliardi di euro nella decarbonizzazione

Tempo di lettura: 1 minuto.

Lo ha dichiarato il ministro Cingolani durante una conversazione con l’inviato per  il clima USA John Kerry.

Il piano di ripresa economica italiana post-pandemia prevede l’investimento di 80 miliardi di euro in 5 anni nella decarbonizzazione e in progetti verdi, ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani all’inviato speciale per il clima USA John Kerry. Il piano consentirà una riduzione delle emissioni fino al 55%, puntando al 60% nel 2030.

Grazie al Recovery Fund si provvederà a massicci investimenti nelle nuove tecnologie, sottolinea Cingolani, nell’energia verde e nell’idrogeno, nonché ad una trasformazione radicale del settore dell’acciaio in senso sostenibile, dei trasporti e del settore agricolo. Al centro delle priorità anche la riforestazione quale strumento carbon capture e iniziative mirate al contrasto del cambiamento climatico, parte di un ambizioso programma di monitoraggio delle criticità del nostro Paese attraverso un innovativo sistema di osservazione integrato da droni, satelliti e sensori a terra.

Cingolani ha inoltre confermato che l’Italia ha intrapreso un piano strategico a lungo termine per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, sottolineando l’esigenza di puntare ad un programma di ripresa sostenibile con un impegno ad una determinata percentuale di spesa verde, possibilmente sul modello di EU Next Generation. Temi che saranno delineati ulteriormente nei prossimi mesi attraverso due importanti appuntamenti: il G20 di Napoli, che si terrà il 22 e il 23 luglio, e il PreCop26, previsto a Milano per fine settembre.

Le strategie per la protezione ambientale in Italia ed Europa saranno la base per consolidare la collaborazione con gli Stati Uniti e accelerare l’ambizione globale sul piano climatico. “L’approccio “glocal” induce a spingere per la presa di coscienza del legame tra azioni e sforzi locali da un lato e benefici globali dall’altro”, osserva Cingolani, “elevando clima e ambiente a beni comuni riconosciuti universalmente, a beneficio di tutti e soprattutto delle future generazioni, in una logica di pianeta sano e di giusta transizione”.