La pandemia ha avuto un impatto sulla concentrazione globale di anidride carbonica?


La crisi industriale, determinata dalla diffusione globale del virus Covid-19, ci ha mostrato quali possono essere gli effetti immediati di una riduzione netta delle emissioni sulla concentrazione degli inquinanti. In particolare, già lo scorso anno, lo spettrometro TROPOMI a bordo del satellite Sentinel-5 Precursor, mostrava in diverse aree del pianeta un crollo drammatico della concentrazione dell’ozono, del metano, del monossido di carbonio e del diossido di azoto.

Lo stesso non è accaduto per l’anidride carbonica, la cui concentrazione in atmosfera non ha mostrato nessun segnale di decrescita. Come mai, pur riducendo l’utilizzo di combustibili fossili su scala globale, non riusciamo a individuare una inversione di tendenza nel trend di concentrazione della CO2?

Concentrazione CO2 misurata dal Mauna Loa Observatory, Hawaii . Fonte: NOAA (figura 1)

A differenza di altri gas, l’anidride carbonica non viene eliminata da reazioni fotochimiche (come il metano) ma può essere dissolta nell’acqua o immagazzinata in materiale organico attraverso i processi di fotosintesi. Questi processi non sono però irreversibili ma, al contrario, fanno parte di un ciclo più ampio nel quale la CO2 viene continuamente sottratta e rilasciata in atmosfera. Partendo da questo presupposto, si comprende come l’utilizzo di combustibili fossili possa solo produrre un aumento di concentrazione di CO2 la quale, senza azione antropica e senza fenomeni naturali di rilievo, rimarrebbe mediamente costante in atmosfera. La fotosintesi e l’azione di “respirazione” degli ecosistemi determina le ampie fluttuazioni periodiche di natura stagionale visibili nell’andamento della curva rossa nel grafico.

Le misure mostrano che, fino ad ora, la riduzione delle emissioni del 2020 è stata troppo limitata per avere un effetto visibile sulla variazione di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Tanto che gli incendi registrati nel 2020 hanno “rimpiazzato” ampiamente la CO2 risparmiata dalle emissioni antropiche. Si può dunque intuire quanto sia difficile imporre un’inversione di tendenza al fenomeno che solo rapide misure su scala globale e su lunghi periodi possono sperare di controllare.

Articolo di Stefano Della Fera del 21 Marzo 2021 alle ore 19:01

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