Su Marte c’è ancora acqua, ma intrappolata nella crosta

Tempo di lettura: 2 minuti.

Un nuovo studio suggerisce che l’acqua si trovi ancora nelle profondità del pianeta, smentendo la teoria che si sia dispersa nello spazio.

Gli oceani di Marte non si sono dispersi nello spazio grazie all’azione del vento solare, come si pensava finora. L’acqua che un tempo ricopriva vaste aree del pianeta rosso potrebbe ancora essere lì, ma nascosta in grandi quantità nella sua crosta. Lo suggerisce un nuovo studio condotto da un team di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e pubblicato su Science, il quale afferma che l’acqua si troverebbe a profondità comprese tra i 100 e i 1.500 metri sotto la superficie marziana.

Prima di diventare un pianeta arido e deserto come lo conosciamo oggi, circa 4 miliardi di anni fa Marte ospitava probabilmente oceani, fiumi e laghi. La teoria che l’acqua si sia lentamente dispersa nello spazio a causa della sua bassa forza di gravità spiegherebbe parte della perdita, ma non la maggior parte dell’acqua scomparsa. “La fuga atmosferica non spiega completamente i dati che abbiamo per quanta acqua esisteva effettivamente una volta su Marte”, afferma Eva Scheller, autrice principale della ricerca.

Secondo Scheller, l’acqua si troverebbe all’interno delle strutture cristalline delle rocce della crosta. “La sua quantità potrebbe corrispondere a circa la metà dell’acqua dell’Oceano Atlantico”, osserva. I modelli utilizzati dal team si basano sui dati raccolti dalla sonda Maven (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN) della NASA e Mars Express dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), insieme alle informazioni dei vari rover inviati su Marte e dei meteoriti marziani caduti sulla Terra.

Gli autori hanno ricostruito gli avvenimenti per risalire alla quantità di acqua dispersa e a quella che si troverebbe ancora sul pianeta, studiando i vari stadi (vapore, liquido e ghiaccio) e la composizione chimica dell’atmosfera e della crosta attuali del pianeta, guardando in particolare al rapporto tra deuterio e idrogeno. L’acqua è composta da idrogeno e ossigeno, ma non tutti gli atomi di idrogeno sono uguali: mentre la maggior parte ha un solo protone all’interno del nucleo, circa lo 0,02% ha un protone e un neutrone, il cosiddetto idrogeno “pesante” (deuterio).

L’idrogeno più leggero sfuggirebbe facilmente alla gravità del pianeta disperdendosi nello spazio, ma non sarebbe lo stesso per la sua controparte più pesante. Ci sarebbe quindi una porzione fuori misura di deuterio lasciata indietro, secondo lo studio, spiegabile soltanto con un duplice meccanismo di dispersione dell’acqua, nell’atmosfera e nella crosta.

Sulla Terra, che è tettonicamente attiva, l’acqua che forma argille e altri minerali idrati al contatto con la roccia viene “riciclata” attraverso il vulcanismo grazie al movimento della crosta che si scioglie nel mantello e si rigenera ai confini delle placche. Marte, invece, che è perlopiù tettonicamente inattivo, non è caratterizzato da un processo analogo, per cui l’”essiccazione” della superficie è considerata permanente. “La fuga atmosferica ha chiaramente avuto un ruolo nella perdita d’acqua, ma i risultati dell’ultimo decennio delle missioni su Marte hanno indicato il fatto che ci fosse un enorme serbatoio di antichi minerali idrati la cui formazione ha certamente ridotto la disponibilità di acqua nel tempo”, si legge nello studio.

I ricercatori prevedono di approfondire il fenomeno dell’acqua superficiale di Marte persa nella crosta simulando i processi di alterazione atmosferica marziana. Saranno fondamentali i dati raccolti dal rover Perseverance della NASA sui campioni rocciosi, prelevati in uno dei più antichi crateri di Marte.

.