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L’Anomalia del Sud Atlantico si sta dividendo a metà ed è destinata ad espandersi sempre di più. Il fenomeno potrebbe derivare due enormi macchie all’interno del mantello terrestre.
Negli ultimi due secoli un punto debole nel campo magnetico terrestre si sta espandendo e potrebbe iniziare a dividersi in due. Si tratta di una zona nota come Anomalia del Sud Atlantico o SAA (South Atlantic Anomaly), situata sopra l’Oceano Atlantico meridionale, che alcuni ricercatori collegano ad un potenziale inizio di inversione dei poli geomagnetici.
La “falla” nel campo geomagnetico non presenta un pericolo per noi umani: il campo preserva la sua funzione di protezione del pianeta dalla radiazione solare mortale. Tuttavia, la SAA interferisce con i satelliti e altri veicoli spaziali che attraversano l’area situata tra il Sud America e l’Africa meridionale. Questo perché le particelle solari cariche riescono a filtrare in quantità maggiori, minacciando il funzionamento dei computer e dei circuiti.
L’origine della SAA e del suo crescente indebolimento è oggi ancora poco chiaro, ma gli scienziati prevedono una costante espansione del fenomeno. Secondo l’esperto di geomagnetismo dell’Istituto di fisica della Terra di Parigi, Julien Aubert, l’area compromessa potrebbe essere collegata a due gigantesche macchie di roccia densa sepolte a 2.897 km all’interno del pianeta, che a causa della loro composizione chimica disturberebbero il metallo liquido nel nucleo esterno che genera il campo magnetico.
Le due macchie sono “milioni di volte più grandi del Monte Everest in termini di volume”, osserva Qian Yuan, ricercatore di geodinamica presso l’Arizona State University. Ma cosa c’è all’origine dei due enormi blob?
Yuan e il suo team ritengono che le macchie sepolte all’interno della Terra siano le tracce di una collisione con un antico pianeta delle dimensioni di Marte, i “pezzi” di un mondo alieno risalenti a circa 4,5 miliardi di anni fa, affondati nel mantello terrestre. La collisione con il pianeta, chiamato Theia, avrebbe contribuito anche alla formazione della nostra Luna.
Secondo lo studio di Yuan, la densità e la temperatura maggiore delle due macchie rispetto al resto del mantello terrestre compromettono il processo di convezione – il moto vorticoso che consente alla materia più calda e leggera di salire nel mantello semisolido e a quella più fredda e densa di affondare nel nucleo sottostante – inducendo un movimento opposto del metallo nel nucleo sotto l’Africa meridionale e interrompendo quindi il normale flusso che genera il campo geomagnetico.
Essenzialmente, l’orientamento del campo magnetico terrestre dipende dal processo di convenzione che avviene all’interno della Terra, dove un’interferenza nello schema indebolisce l’integrità del campo. Per questo motivo, alcuni ricercatori ritengono che la SAA possa essere legata al fenomeno dell’inversione dei poli geomagnetici.
I danni ai satelliti e alle strumentazioni al passaggio nella SAA sono stati frequenti a partire dagli anni ’70 e ancora oggi i veicoli che attraversano la regione hanno “maggiori probabilità di subire malfunzionamenti tecnici”, secondo l’Agenzia spaziale europea, che monitora il campo attraverso il progetto di satelliti Swarm.
Diversi studi suggeriscono che le dimensioni totali della SAA siano quadruplicate negli ultimi 200 anni, con un’espansione costante dell’area e un indebolimento dell’8% dal 1970 ad oggi. Nell’ultimo decennio, Swarm ha osservato una divisione dell’anomalia in due parti: una sull’oceano a sud-ovest dell’Africa e una a est del Sud America. Ciò significa, secondo i ricercatori, che la regione ostile per i veicoli spaziali diventerà sempre più grande, con difficoltà non solo sul Sud America, ma anche sull’Africa meridionale.
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