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Esiste un legame diretto tra il freddo eccezionale nel continente e il vapore acqueo generato dallo scioglimento dei ghiacci artici.
L’ondata di freddo che ha investito l’Europa ad aprile è legata a ciò che avviene nell’Artico. Nello specifico, lo scioglimento dei ghiacci artici ha innescato un meccanismo che ha portato nevicate e temperature anche da record per la stagione in tutto il continente, creando disagi e preoccupazioni soprattutto per le colture a rischio.
Lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico causato dal riscaldamento globale si è rivelato strettamente legato all’aumento delle precipitazioni nevose in alcune parti d’Europa. Lo suggerisce uno studio condotto da un team del CAGE Center for Arctic Gas Hydrate, Environment and Climate presso l’Arctic University di Norvegia e guidato dal glaciologo Alun Hubbard.
“Il cambiamento climatico non si manifesta sempre nei modi più ovvi. È facile estrapolare modelli che mostrano che gli inverni si stanno facendo più caldi e prevedere un futuro praticamente senza neve in Europa”, avverte Hubbard, ma i nuovi studi suggeriscono che sarebbe “troppo semplicistico”. In realtà, si tratta di un meccanismo molto più complesso.
Ma com’è possibile stabilire un legame così diretto tra i due fenomeni che avvengono in aree così lontane tra loro?
Hubbard e il suo team hanno scoperto che lo scioglimento della calotta polare artica genera un vapore acqueo dall’impronta geochimica univoca e riconoscibile. Il vapore viaggia dal mare di Barents e parte dell’Oceano Artico tra Norvegia, Russia e Isole Svalbard per dirigersi verso Sud, arrivando ad influenzare le condizioni meteorologiche in Europa.
Lo studio conferma la scoperta fatta nell’ambito dell’ondata di freddo che investì le isole britanniche tra febbraio e marzo 2018, causando oltre 1 miliardi di euro di danni. In quel caso, l’88% della neve aveva origine dalla stessa regione.
Questo paradosso climatico, analizzato da Hubbard in uno studio condotto dalla dott.ssa Hanna Bailey presso l’Università di Oulu, in Finlandia, rivela che una riduzione del 50% della copertura di ghiaccio marino acqueo ha incrementato l’evaporazione in acque libere favorendo nevicate più estreme in Europa.
“Quello che stiamo scoprendo è che il ghiaccio marino è effettivamente un coperchio sull’oceano”, evidenzia Bailey, “e con la sua riduzione a lungo termine attraverso l’Artico, stiamo assistendo a quantità crescenti di umidità entrare nell’atmosfera durante l’inverno, il che ha un impatto diretto sul nostro tempo atmosferico”.
Il risultato sono nevicate molto abbondanti e temperature più rigide. “Potrebbe sembrare controintuitivo, ma la natura è complessa e ciò che accade nell’Artico non rimane nell’Artico”, commenta Bailey.
E’ plausibile pensare che in un futuro non lontano il tasso di scioglimento crescente dei ghiacci artici possa influenzare ulteriormente le condizioni meteorologiche nelle regioni più a sud, con precipitazioni nevose più intense e ondate di freddo più prolungate. Nei prossimi 60 anni, un mare di Barents privo di ghiaccio, secondo le previsioni, sarebbe una fonte significativa di precipitazioni invernali in Europa.
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