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L’agenzia spaziale statunitense stanzia 1 miliardo di dollari per la prima esplorazione del pianeta dal 1989.
Per la prima volta dopo più di tre decenni la NASA tornerà su Venere per approfondire gli studi su quello che gli scienziati ritengono sia stato il primo pianeta abitabile del nostro sistema solare. Il programma delle due missioni è stato annunciato mercoledì dal capo dell’agenzia spaziale statunitense, Bill Nelson, che prevede di tornare sul pianeta entro il 2030.
“Sarà come riscoprire il pianeta”, ha affermato Tom Wagner, scienziato a capo del programma della NASA. “È sorprendente quanto poco sappiamo di Venere, ma i risultati combinati di queste missioni ci parleranno del pianeta dalle nubi nel suo cielo ai vulcani sulla sua superficie, fino al suo nucleo”.
Per il primo ritorno su Venere dal 1989, la NASA ha stanziato 1 miliardo di dollari in finanziamenti per lo sviluppo delle due iniziative. La prima missione selezionata dall’agenzia spaziale nell’ambito del programma Discovery 2019 è Davinci+ (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry, and Imaging), che avrà lo scopo di misurare la composizione dell’atmosfera venusiana per determinare la presenza di antichi oceani.
Il piano prevede di penetrare la spessa atmosfera del pianeta e raccogliere dati precisi su gas nobili e altri elementi chimici, trovando le possibili spiegazioni del perché essa presenta un effetto serra in fuga rispetto a quella della Terra. Davinci+ fornirà anche le prime immagini ad alta risoluzione delle “tessere” di Venere, caratteristiche geologiche uniche che potrebbero rimandare ad un sistema di tettonica a placche come quello terrestre.
La seconda missione, nota come Veritas (Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography, and Spectroscopy), mapperà la superficie di Venere per determinare la storia geologica del pianeta e capire i meccanismi che hanno condotto ad uno sviluppo così diverso rispetto alla Terra. Le informazioni raccolte da Veritas consentiranno la ricostruzione in 3D della topografia del pianeta e saranno utili per verificare l’attività vulcanica e i movimenti della crosta.
“Stiamo inaugurando un nuovo decennio di studio di Venere per capire come un pianeta simile alla Terra possa essere diventato una serra”, ha affermato Thomas Zurbuchen, amministratore associato per la scienza della NASA. Tornare su un pianeta inesplorato per oltre 30 anni con le nuove tecnologie all’avanguardia e dopo anni di missioni spaziali sarà un’operazione intensa ed emozionante, osserva Zurbichen.
“Non si tratta solo di comprendere l’evoluzione dei pianeti e dell’abitabilità nel nostro sistema solare, ma di estendersi oltre questi confini agli esopianeti”.
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