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Molte conoscenze sulle proprietà medicinali delle piante sono legate a lingue indigene che potrebbero scomparire per sempre.
Le piante vengono utilizzate da migliaia di anni per le loro proprietà curative e doti medicinali, grazie alle conoscenze tramandate nei popoli e diffuse in tutto il mondo. La scomparsa delle lingue indigene però potrebbe significare anche la perdita di queste conoscenze nel tempo, fortemente legate all’uso di idiomi e termini specifici.
Oggi riconosciamo 12.495 proprietà medicinali nelle piante, associabili a 230 lingue indigene parlate nel mondo. Un nuovo studio ha preso in esame le regioni principali che ospitano popolazioni indigene e che godono di una ricca biodiversità culturale e naturale: il Nord America, l’Amazzonia nord-occidentale e la Nuova Guinea. Le proprietà medicinali delle piante sono note quasi esclusivamente in una sola lingua, soprattutto in Amazzonia (91%), poi in Nuova Guinea (84%) e infine nel Nord America (73%).
Soltanto in Amazzonia oggi si contano 330 idiomi, tra cui quelli dei Paritintin, Kanoe, Matipu e altri popoli formati da pochissime decine di persone. Oltre quelle lingue che accomunano centinaia di milioni di persone, come il cinese mandarino (921 milioni di madrelingua), lo spagnolo (471 milioni) o l’inglese (369,9 milioni), esistono molte altre lingue antichissime e che rischiano di scomparire, come quella degli Hmong nell’Himalaya o di un’altra settantina di popoli che comunicano attraverso fonemi unici.
In totale, l’Unesco conta circa 6.500 lingue nel mondo, ma ben 2.700 o più sono a rischio estinzione. E la scomparsa delle lingue indigene significherebbe anche la perdita di un prezioso patrimonio di conoscenze, che diventerebbe irrecuperabile.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dedicato il decennio 2022-2032 alle lingue indigene, per cercare di preservarle dalla scomparsa permanente e restituire i diritti ai popoli indigeni, esprimendo “profonda preoccupazione” per l’enorme numero di lingue in pericolo. Salvare questo patrimonio è necessario ed urgente, come anche tutelare i diritti dei popoli indigeni e garantire loro “libertà di esprimersi” e la possibilità di “partecipare alla vita pubblica utilizzando il proprio idioma”.
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