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Milioni di persone potrebbero sperimentare la carestia già nel prossimo decennio.
Secondo le prime indiscrezioni sulla bozza del rapporto dell’Intergovernmental Panel of Climate Change dell’ONU atteso per il 2022, l’impatto del riscaldamento globale arriverà prima di quanto pensassimo e toccherà in modo diretto la specie umana. Le anticipazioni trapelate dall’AFP sono allarmanti: la minaccia riguarderà le popolazioni da vicino, cambiando significativamente la vita sulla Terra.
Troppo tardi per evitare molti disastri, si legge nella bozza, anche se riuscissimo a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C – la previsione migliore – rispetto ai livelli preindustriali, con molte specie che non riuscirebbero comunque ad adattarsi al nuovo clima. Un esempio di questo scenario futuro sono le barriere coralline, essenziali per la biodiversità e per milioni di persone, che si estinguerebbero per gran parte.
Gli effetti a catena innescati dall’aumento delle temperature potrebbero essere inarrestabili, tra la fusione della calotta glaciale artica e l’aumento di siccità estreme e incendi, con gravi conseguenze anche per gli umani. A rischiare la carestia per il cambiamento climatico sarebbero centinaia di milioni di persone entro il 2050, con un aumento esponenziale di migrazioni dovute alla carenza idrica, gli eventi meteorologici estremi, le inondazioni. Molti potrebbero sperimentare la povertà estrema addirittura nel prossimo decennio.
Il cambiamento climatico è destinato a rimodellare la vita sulla Terra, si legge nella bozza, in un futuro non lontano. Anche nello scenario migliore di riduzione delle emissioni globali, nei prossimi decenni dovremo affrontare temperature sempre più calde, cambiamenti radicali nell’agricoltura e nella disponibilità di risorse, eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi. Il caldo crescente causerà la scomparsa di molte specie e renderà invivibili alcune aree del pianeta anche per gli umani, mentre molte zone costiere subiranno gli effetti dell’innalzamento del mare, con conseguenti migrazioni di massa.
Nella previsione raccapricciante che tutto questo possa verificarsi nel giro di pochi decenni, limitare le emissioni per contenere il riscaldamento non è sufficiente, avvertono gli esperti. Al massimo delle ambizioni, dobbiamo comunque studiare accuratamente le strategie per affrontare i cambiamenti già in atto, nell’ottica di convivere con condizioni climatiche nuove, prepararci alla possibilità di nuove malattie infettive e adattarci a cambiamenti radicali nella biodiversità.
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