Deforestazione Amazzonia: bilancio più grave degli ultimi 10 anni

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Il disboscamento tra agosto 2020 e luglio 2021 ha raggiunto un nuovo record negativo.

In soli 12 mesi un’area di foresta pluviale grande 13 volte New York è stata interamente rasa al suolo. È il peggior bilancio per l’Amazzonia dal 2012 ad oggi, dove la deforestazione continua incessante e segna ancora una volta un record negativo, sotto l’indifferenza della presidenza Bolsonaro.

Il presidente brasiliano avrebbe schierato l’esercito per fermare il logging illegale, ma i dati della ong Imazon, che monitora lo stato di salute del polmone verde da anni, parlano chiaro: un’area grande 10.476 km2 è scomparsa nel corso di un anno divorata dalle motoseghe, segnando un incremento del 57% rispetto all’anno precedente.

Nonostante le promesse, i tentativi di salvaguardia della foresta amazzonica attualmente non sembrano dare frutti, anzi crescono le preoccupazioni e le tensioni scaturite dall’inizio della presidenza nel 2019 riguardo al tema del disboscamento della riserva di ossigeno più importante al mondo. Le operazioni militari in campo indette dal presidente hanno avuto perlopiù un effetto intimidatorio su ong e attivisti locali, piuttosto che svolgere una vera e propria azione persecutoria verso la deforestazione illegale.

E mentre continuano i negoziati con USA, Regno Unito e Norvegia per stabilire un prezzo alla tutela dell’Amazzonia – Bolsonaro avrebbe chiesto 1 miliardo di dollari l’anno per fermare la deforestazione – le condizioni della foresta si fanno sempre più critiche, con il 35% della superficie al degrado, 10.000 specie a rischio e un bilancio preoccupante sulle emissioni di CO2 della stessa foresta.

“Il Brasile sta andando contro l’agenda globale per il clima che sta cercando di ridurre urgentemente le emissioni di gas serra”, afferma Carlos Souza, ricercatore per Imazon. Senza la ripresa delle azioni di governo la deforestazione in Amazzonia, che ha subito un’impennata dal 2019, è un disastro “fuori controllo”.