Cos’è la “neve rossa” e cosa sta succedendo ai ghiacciai alpini

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I ghiacciai del Presena, Gavia e Stelvio sono al centro di un recente progetto frutto della collaborazione della Società alpinistica tridentina con il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università Bicocca di Milano e CNR, che esamina il fenomeno della “neve rossa” in relazione all’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci. Attraverso la ricostruzione della micromorfologia del terreno ottenuta grazie a immagini acquisite da un drone, i ricercatori sono riusciti a mappare la distribuzione dell’alga unicellulare responsabile del fenomeno della neve rossa, chiamata ancylonema nordenskioeldii, e ottenere una stima del suo impatto sull’albedo del manto nevoso.

Secondo gli esperti, gli effetti dell’alga rossa, finora studiati solo in Groenlandia, comprendono una riduzione della riflettanza dei ghiacci rispetto alla radiazione solare, che sta accelerando lo scioglimento dei ghiacciai alpini. “Molti meccanismi complessi sono coinvolti nella fusione del ghiaccio e, tra questi processi, l’oscuramento superficiale dovuto al materiale organico sul ghiaccio nudo ha recentemente ricevuto attenzione dalla comunità scientifica”, si legge nello studio.

Le alghe nivali sono tra le particelle biologiche più rilevanti nei processi di fusione, sebbene siano ancora poco studiate. “Questi organismi sono in grado di sopravvivere sulla neve e donarle una colorazione rossastra durante i mesi di fusione”, spiega il Dott. Biagio di Mauro del CNR. La proliferazione di tali organismi in concomitanza con una diminuzione della stagione nivale nelle Alpi – le precipitazioni autunnali arrivano sempre più tardi mentre la stagione di fusione tende ad anticiparsi – ha un impatto significativo sulla perdita di ghiaccio annuale.

Studi precedenti avevano mostrato come le proprietà ottiche della neve abbiano parte fondamentale nei processi di fusione, ad esempio nell’Artico. Secondo una ricerca del GFZ-Helmholtz Centre di Potsdam del 2016, l’alga rossa avrebbe ridotto l’albedo della neve in Groenlandia, Islanda e Isole Svalbard di almeno il 13% nella stagione estiva. È plausibile pensare che oggi quei valori possano essere in aumento, poiché il tasso di riduzione della copertura glaciale annuale segue un trend in declino. Ma sono necessari ulteriori approfondimenti su questi fenomeni in aumento e sui processi di feedback che innescano a causa del riscaldamento globale.

Articolo di Erika del 02 Settembre 2021 alle ore 16:29

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