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Mentre il Polo Nord si riscalda 3 volte più velocemente rispetto al resto del pianeta, il freddo polare potrebbe raggiungere latitudini sempre più basse.
Gli eventi climatici estremi stanno diventando la norma, sia che si tratti di ondate di caldo, sia che si tratti di ondate di gelo eccezionale. Il motivo è l’amplificazione artica, che nel Polo Nord provoca un riscaldamento fino a 3 volte più veloce rispetto al resto del pianeta.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a numerosi episodi di anomalie termiche ed eventi eccezionali tra alluvioni, incendi devastanti, record storici di temperatura. Nel mese di giugno una bolla di calore ha messo in ginocchio la costa occidentale di Stati Uniti e Canada, con temperature anche oltre i 50 °C; ad agosto Siracusa registrava il nuovo record di caldo europeo con 49,8 °C. Ma oltre gli estremi di caldo, la crisi climatica vuol dire anche prepararsi al freddo glaciale.
Un nuovo studio pubblicato su Science ha analizzato l’ondata di gelo che a febbraio ha interessato il confine tra Stati Uniti e Messico raggiungendo il Texas, dove il freddo estremo ha mostrato la vulnerabilità di un territorio del tutto estraneo a certe temperature, con danni e disfunzioni della rete elettrica. Un evento considerato eccezionale per la regione, ma che potrebbe rientrare nella normalità futura.
Il team di ricerca si è concentrato sulla correlazione tra il freddo polare a latitudini insolite e il riscaldamento dell’Artico, dove il ritmo dell’aumento delle temperature è fino a 3 volte superiore rispetto al resto del pianeta. Ed è proprio questo fenomeno, noto come amplificazione artica, ad aprire il passaggio alle temperature polari verso le regioni più a sud.
In particolare, questi cambiamenti nell’Artico aumentano le probabilità che i venti che ruotano sopra il Polo Nord generino il vortice polare stratosferico oscillando sempre più verso sud. Il risultato è il potenziale aumento di eventi climatici estremi negli Stati Uniti e in generale nell’emisfero boreale.
Un vortice polare circolare “è un segno che tutta l’aria fredda è imbottigliata sopra l’Artico”, spiegano i ricercatori. Al contrario, la tendenza a estendersi verso le latitudini più basse coinvolge da una parte l’Asia e da una parte la porzione orientale del Nord America, portando temperature più rigide e eventi meteorologici eccezionali.
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