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Ma prima spinge l’acceleratore per sfruttare al massimo l’aumento dei prezzi sul mercato internazionale.
La Norvegia abbandonerà del tutto l’estrazione di carbone nell’Artico: Mine 7, l’ultima miniera rimasta nelle Svalbard, verrà chiusa definitivamente nel 2023. Lo ha annunciato la Store Norske Spitsbergen Kulkompani (SNSK), compagnia statale norvegese, segnando un importante passo nella transizione energetica del paese in favore delle rinnovabili. Nel frattempo, però, la produzione spingerà sull’acceleratore, sfruttando al massimo l’aumento dei prezzi sul carbone.
Lo stop alle miniere di carbone nell’arcipelago a circa 700 km a nord della penisola scandinava, sotto la sovranità norvegese dal 1920, sarà quindi definitivo dopo una storica attività. Il passo precedente è stato la chiusura della Svea, la più grande miniera nell’arcipelago con una produzione annua di 4 milioni di tonnellate di carbone.
Negli ultimi anni la produzione norvegese aveva già ridotto l’esportazione limitando alcuni siti come Mine 7 all’alimentazione delle centrali a carbone nello stesso arcipelago. Alcuni di questi siti sono già stati riconvertiti in aree protette, mentre altri impianti rientreranno nel piano per incrementare le rinnovabili.
Per Mine 7 l’ultimo anno era già stato critico, in quanto l’ondata di caldo record nell’estate 2020 ha causato un drastico scioglimento dei ghiacci sopra la miniera, dove le innumerevoli infiltrazioni di acqua hanno causato diversi allagamenti e costretto la SNSK a fermare la produzione.
La regione artica si sta riscaldando molto più velocemente rispetto al resto del mondo. Sebbene rimanga ancora un importante produttore di petrolio e gas, la Norvegia ha un piano consistente di riduzione delle proprie emissioni complessive. Il progetto nelle Svalbard prevede un passaggio temporaneo al diesel nel 2023 prima di stabilire una fornitura permanente di energia rinnovabile, annullando la fornitura locale di carbone, secondo quanto affermato dalla SNSK.
“Ora che il contratto per la fornitura della centrale è stato rescisso, non ci saranno più le basi per far funzionare la miniera”, ha dichiarato l’amministratore delegato Morten Dyrstad in una nota.
Nel frattempo, però, Mine 7 aumenterà la sua produzione da 90.000 a 125.000 tonnellate l’anno, sfruttando l’aumento dei prezzi sul mercato internazionale per rilanciare le esportazioni per i restanti due anni. Si tratta comunque di volumi piuttosto ridotti rispetto alla storica produzione di SNSK, che si manteneva su diversi milioni di tonnellate di carbone all’anno.
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