Covid litter: una sola mascherina può rilasciare 1,5 milioni di microplastiche

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Il danno delle mascherine monouso rilasciate nell’ambiente, ma anche la difficoltà di smaltire una quantità enorme di rifiuti plastici.

Anche se l’uso delle mascherine monouso sta lentamente diminuendo e solo in determinati casi, l’impatto ambientale di questi rifiuti è decisamente più a lungo termine, con danni ecologici enormi derivati dalla dispersione nell’ambiente, ma anche grandi difficoltà di smaltimento di una quantità enorme di dispositivi. Parliamo di circa 129 miliardi di mascherine monouso consumate a livello globale ogni mese, un numero che da un lato consente di proteggere la salute umana contro la Covid-19, dall’altro rappresenta una nuova fonte di rischio per la salute stessa, la fauna e gli ecosistemi.

Il problema diventa ancora più grande se analizziamo le conseguenze di uno smaltimento non corretto dei dispositivi usa e getta. Un nuovo studio pubblicato su Journal of Hazardous Materials mostra che una singola mascherina monouso lasciata nell’ambiente può rilasciare più di 1,5 milioni di microplastiche nelle acque. I raggi UV e i cambiamenti nella composizione chimica intervengono nella frammentazione di questi materiali, con i danni maggiori nell’ambiente costiero e marino.

Le analisi sono state effettuate su campioni esposti a diverse condizioni e in base ai tre strati delle mascherine (interno, intermedio ed esterno), attraverso un microscopio elettronico a scansione e uno a forza atomica. I ricercatori hanno anche esaminato la distribuzione delle dimensioni delle particelle in un campione d’acqua utilizzando un dispositivo apposito (LISST-200X).

Immagine SEM delle fibre di una mascherina in decomposizione (Concordia University).

Dopo 18 ore di esposizione agli agenti atmosferici, lo strato esterno ed interno delle mascherine hanno mostrato danni evidenti sulla superficie in fibra. Ma nello strato intermedio, le cui fibre sono 6 volte più piccole, i danni si sono rivelati più gravi, con la superficie diventata abrasiva e frammentata. Dopo 36 ore di esposizione, tutti gli strati si sono frammentati in minuscole particelle di fibra. Tale processo ha coinciso, durante i test, ad un aumento di particelle di microplastiche rilasciate nei campioni d’acqua, mostrando la facilità con cui queste si diffondono nell’ambiente marino.

I ricercatori hanno trovato milioni di microparticelle in acqua dopo sole 36 ore. “Dobbiamo aumentare la nostra consapevolezza ambientale e ridurre l’abbandono di mascherine nell’ambiente”, osserva Zhang Wang, co-autore dello studio della Concordia University. “I nostri governi e le nostre industrie devono anche migliorare le pratiche di gestione dei rifiuti esistenti e produrre dispositivi con un minore impatto ambientale”.

Articolo di Erika del 07 Ottobre 2021 alle ore 17:43

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