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La dichiarazione dopo 43 voti a favore e 4 astenuti, ovvero Cina, India, Russia e Giappone.
Vivere in un ambiente sano e pulito rientra oggi nella lista dei diritti umani stabiliti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, dopo la votazione conclusa venerdì scorso, 8 ottobre. La proposta era in ballo addirittura dagli anni ’90, ed è stata sponsorizzata da Svizzera, Costarica, Maldive e Marocco. La decisione è giunta con 43 voti a favore, nessun voto contrario e 4 astenuti, ovvero Cina, India, Russia e Giappone.
Viene quindi finalmente riconosciuto a pieno il diritto delle persone di avere accesso ad un ambiente pulito e salubre, dopo ben 30 anni di dibattito, con l’intento di incoraggiare le decisioni politiche in campo ambientale e climatico. Una svolta storica che avrebbe il potenziale di “cambiare la vita in un mondo in cui la crisi ambientale globale provoca più di 9 milioni di morti premature ogni anno”, osserva David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente.
Riconoscere il diritto di vivere in un ambiente sano e pulito non sarà legalmente vincolante, ma potrà comunque essere uno strumento per rafforzare i contenziosi climatici in tribunale. Si tratta di una necessità emersa sempre più spesso negli ultimi anni, sia contro gli stati, come recentemente accaduto con la Germania, sia contro le aziende fossili, come il caso Shell.
La decisione ONU potrebbe rappresentare un importante passo non solo nella tutela delle persone, ma dell’ambiente e del clima. Nello scenario più ottimistico “innescherà cambiamenti costituzionali e leggi ambientali più forti, con implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il cambiamento climatico, la biodiversità e l’uso di sostanze tossiche”.
Sarà un supporto in più per le comunità indigene e tutte quelle che soffrono gli effetti del cambiamento climatico in modo diretto e sproporzionato rispetto al proprio impatto, che talvolta non ricevono alcun aiuto dai propri governi. Ma gli stati di tutto il mondo dovranno impegnarsi a sviluppare politiche più attente a livello ambientale, nonché riconoscere il diritto umano di vivere in un ambiente sano e pulito nelle proprie costituzioni.
Ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 13,7 milioni di persone muoiono a causa di fattori di rischio ambientale, come l’inquinamento atmosferico e l’esposizione a sostanze chimiche nocive. Parliamo del 24,3% del totale mondiale di decessi, una percentuale allarmante, che colpisce bambini e adulti in tutto il mondo.
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