The Ocean Cleanup funziona, raccolte 10 tonnellate di plastica dal Pacifico

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Ma gli scienziati hanno ancora alcuni dubbi sulla sua efficacia.

L’operazione di Ocean Cleanup è stata un successo: l’installazione lunga oltre un chilometro ha raccolto quasi 10 tonnellate di plastica dalla Great Pacific Garbage Patch, il più grande ammasso di rifiuti di plastica galleggiante al mondo. Ma alcuni scienziati temono che il dispositivo possa rivelarsi non abbastanza efficace o comportare rischi per l’ambiente marino.

L’organizzazione senza scopo di lucro fondata da Boyan Slat, un imprenditore olandese di 27 anni, punta a liberare gli oceani del mondo dalla piaga della plastica. Slat aveva annunciato il suo progetto quasi un decennio fa, e ora l’impresa sembra riuscita, dimostrando che i mari possono essere ripuliti – almeno in parte – dalla spaventosa quantità di plastica esistente.

Il piano ambizioso di Ocean Cleanup prevede di rimuovere il 90% della plastica galleggiante negli oceani entro il 2040. Dopo alcuni test, il dispositivo chiamato “Jenny” è stato installato nel luogo di principale interesse, il vortice di spazzatura tra le Hawaii e la California, che secondo le stime comprende oltre 1,8 trilioni di pezzi di plastica. The Ocean Cleanup ha fatto poi sapere che il dispositivo ha raccolto con successo quasi 10 tonnellate di rifiuti dal Pacifico, senza malfunzionamenti o imprevisti.

Come funziona

La versione più recente del dispositivo, ottenuta dopo numerosi miglioramenti, è una struttura galleggiante flessibile a forma di U, che cattura la plastica come un braccio gigante, incanalando i rifiuti in un sistema di reti a forma di imbuto. Una volta riempito, un equipaggio estrae la spazzatura e la riporta a riva con una nave, dove poi viene riciclata.

Secondo le stime, servirebbero circa 10 dispositivi come Jenny per ripulire il 50% della Great Pacific Garbage Patch in 5 anni. Un singolo dispositivo può contenere da 10 a 15 tonnellate di plastica galleggiante, da grandi oggetti a microplastiche di pochi millimetri.

Problematiche e costi

Secondo studi recenti, nei fondali oceanici potrebbe esserci una quantità di plastica oltre 30 volte superiore rispetto alla superficie. La tecnologia di Ocean Cleanup non è in grado di catturare questi rifiuti, che entrano negli oceani al ritmo di 11 milioni di tonnellate l’anno e potrebbero diventare 29 milioni nel 2040. L’aspetto peggiore è che anche i grandi pezzi di plastica galleggiante alla fine si degradano in microplastiche, che sono molto più difficili da raccogliere.

Oltre i costi economici di realizzazione, ci sono dei costi ambientali. Le navi che trainano il dispositivo e trasportano plastica sulla terraferma richiedono carburante, il che ha impatto sull’ambiente marino. L’organizzazione ha affermato che sta acquistando crediti di carbonio per compensare tali emissioni.

Una volta che la plastica entra in mare aperto, rimuoverla diventa molto costoso e complesso e richiede l’uso di combustibili fossili, rischiando di diventare controproducente. Questi aspetti hanno generato scetticismo in alcuni scienziati sull’efficacia della tecnologia di Ocean Cleanup, ma Slat è ottimista: “Ci sono ancora molte cose da sistemare”, ha twittato sabato scorso, “ma una cosa ora la sappiamo: distribuire una piccola flotta di questi sistemi può ripulire l’oceano”.