L’ultimo anno è stato decisamente uno dei più negativi della storia a livello climatico: dopo temperature da record e una miriade di eventi meteorologici estremi, arrivano brutte notizie riguardanti la fusione dei ghiacci artici.
Il nuovo rapporto sulle calotte artiche presenta dati che, seppur prevedibili, spaventano studiosi e non; il 2021 è stato il venticinquesimo anno consecutivo in cui, nell’estremo Nord del nostro pianeta, il confronto tra i ghiacci persi e quelli guadagnati ha dato origine a un valore negativo.
Nel periodo che va da settembre 2020 ad agosto 2021, il totale di ghiacci fusi ammonta a 166 miliardi di tonnellate: un dato che, anche se estremamente elevato e superiore a quello registrato l’anno precedente (pari a 152 giga-tonnellate), è in linea con le aspettative mondiali.
Ciò che invece desta più preoccupazione è la quantità di ghiaccio perso senza tenere in considerazione quanto ne è stato ricostruito: si è arrivati alla cifra monstre di 500 giga-tonnellate, la più alta degli ultimi 37 anni. Questo significa che, nonostante sia aumentato il ritmo della formazione dei ghiacci, è aumentata anche l’instabilità delle calotte glaciali della Groenlandia.
Un’instabilità del genere, come spiegato al Washington Post da Marco Tedesco del Goddard Institute for Space Studies della NASA, è un disperato segnale di allerta, che con molta probabilità si tradurrà in una fusione dei ghiacci a livelli mai visti.
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