Il deep sea mining potrebbe causare l’estinzione di specie che dipendono esclusivamente dai camini idrotermali.
Lo sfruttamento dei giacimenti sottomarini di nichel, rame, litio, cobalto e terre rare potrebbe causare l’estinzione di oltre 100 specie di molluschi, che dipendono esclusivamente dai camini idrotermali. A dirlo è un nuovo studio della Queen’s University di Belfast pubblicato su Frontiers in Marine Science, che avverte sui rischi potenziali per gli ecosistemi che popolano i fondali oceanici.
Le risorse minerali essenziali per la transizione energetica potrebbero quindi risultare compromettenti, minacciando la biodiversità. Secondo i ricercatori, almeno 114 delle 184 specie di molluschi il cui unico habitat è costituito dai camini idrotermali rischiano l’estinzione a causa del deep sea mining, una pratica su cui anche l’Onu spinge l’acceleratore.
I camini idrotermali sono formazioni geologiche situate in corrispondenza tra dorsali oceaniche e zone vulcaniche attive sottomarine, che gettano acqua calda insieme a minerali dalla crosta terrestre. Tali sostanze si depositano sui fondali dando vita a diverse formazioni, come le croste di cobalto, risorse preziose prese di mira per l’attività di estrazione.
“Le specie che abbiamo studiato sono estremamente dipendenti dall’ecosistema unico delle bocche idrotermali per la loro sopravvivenza”, spiega l’autore principale della ricerca Elin Thomas. “Se le compagnie del deep sea mining volessero tutti i metalli che si formano nelle bocche, rimuoverebbero tutto l’habitat da cui provengono le specie dei camini. Ma queste specie non hanno altro posto dove andare”, afferma Thomas.
Nonostante la scarsa quantità di informazioni sull’impatto dello sfruttamento delle risorse dei fondali oceanici e la difficoltà legata all’osservazione degli ecosistemi da essi dipendenti, il deep sea mining è un’attività pronta a partire su scala commerciale. Gli scienziati sono ancora scettici sulle conseguenze di questa pratica invasiva, in particolare per l’inquinamento acustico e luminoso, le vibrazioni e l’innalzamento di nubi di sedimenti provocate dal raschiamento dei fondali.
I test effettuati in passato sullo sfruttamento delle miniere sottomarine hanno rivelato impatti a lungo termine sugli ecosistemi, alcuni dei quali risentono ancora oggi delle sperimentazioni, a distanza di ben 30 anni. A tal proposito l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) ha chiesto una moratoria sul deep sea mining a settembre, mentre diversi stati e aziende stanno spingendo per un’apertura accelerata di questa attività potenzialmente distruttiva.
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