Incendi, inquinamento acustico urbano e squilibri nei cicli vitali sono i rischi ecologici emergenti più sottovalutati e in crescita costante.
Dopo il rischio crescente di malattie zoonotiche evidenziato nel primo rapporto Frontiers dell’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite (Unep) pubblicato nel 2016, esistono nuove minacce ambientali che preoccupano a livello globale e che dobbiamo tenere sotto controllo, in particolare nel contesto del surriscaldamento del pianeta. Incendi, inquinamento acustico urbano e sconvolgimento degli ecosistemi sono le 3 minacce ecologiche più sottovalutate secondo il report 2022, e potrebbero crescere a dismisura nei prossimi anni.
I fenomeni su cui punta i riflettori l’Unep sono minacce già esistenti esacerbate dal cambiamento climatico e richiedono quindi azioni mirate e tempestive. Il rapporto colloca gli incendi al primo posto per grado di rilevanza e visibilità: sono sempre più comuni i roghi nelle foreste tropicali umide e in regioni dove il rischio di queste calamità era quasi assente. La deforestazione e le attività umane, insieme con le siccità crescenti e l’aumento delle temperature, lasciano sempre più spazio a questi eventi, che tendono ad aumentare di intensità e durata. Inoltre, l’aumento della frequenza dei lampi è un nuovo fattore di rischio evidenziato dal rapporto.
Una minaccia particolarmente sottovalutata finora è quella dell’inquinamento acustico nelle città, un fenomeno meno visibile rispetto a incendi ed eventi estremi, ma ugualmente allarmante. L’inquinamento acustico urbano, oltre ad interferire con la biodiversità, rappresenta un rischio per la salute umana nel contesto di un’esposizione prolungata, contribuendo allo sviluppo di numerosi disturbi fisici e mentali, dall’ipertensione ai disturbi del sonno. Il rumore costante nelle città è associato a ben “12.000 morti premature e 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica soltanto in Europa”, si legge nel documento, rivelandosi dunque letale.
Un altro fenomeno che preoccupa a livello globale è lo sfasamento dei ritmi biologici negli animali e nei vegetali. Il riscaldamento globale influisce su ogni ecosistema, ma in modo diverso e complesso, provocando squilibri fenologici ed effetti a catena che incidono maggiormente su alcune specie rispetto ad altre. Un esempio è quello degli uccelli: alcune specie si trovano ad avere i loro nidiacei quando le risorse di cibo iniziano a scarseggiare, spiega il rapporto, con le coppie che si riproducono tardi con meno possibilità di successo rispetto a quelle che si riproducono presto. Nelle colture, lo sconvolgimento dei ritmi naturali significa una sfida per la sicurezza alimentare, poiché i cicli vitali subiscono i cambiamenti fenologici nelle variazioni stagionali.
La riduzione delle emissioni di gas serra e gli obiettivi di conservazione sono al primo posto tra le priorità politiche secondo Frontiers 2022: è fondamentale preservare la diversità biologica, tutelare gli habitat naturali e l’integrità degli ecosistemi, adottando misure coordinate a livello internazionale per contenere il riscaldamento del pianeta.
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