Una frana di 500 anni fa potrebbe ancora innescare un violento tsunami

A rischio soprattutto la località turistica egiziana di Sharm El Sheikh.

Nel Mar Rosso si nasconde una potente minaccia geologica che in futuro potrebbe scatenare uno tsunami, mettendo a rischio le comunità costiere dell’Egitto e dell’Arabia Saudita. La scoperta è stata fatta durante un’esplorazione sottomarina a circa 900 metri di profondità nello Stretto di Tiran, dove si è formata una cava larga 3 metri per 8 metri di profondità.

Il ricercatore Sam Purkis, geoscienziato marino presso l’Università di Miami, ha identificato la formazione collegandola al “risultato di una forza geologica che ha rotto il fondale marino”. Lo studio pubblicato su Geophysical Research Letters afferma che si tratta del risultato di un’antica frana sottomarina, che avrebbe innescato uno tsunami di circa 10 metri di altezza colpendo la costa egiziana circa 500 anni fa.

Nonostante i secoli passati, oggi quel pezzo di terra sottomarino è ancora precario, secondo i ricercatori, e un eventuale scivolamento potrebbe causare onde alte il doppio dell’evento precedente. “Una piccola scossa nel posto sbagliato e l’intera parete potrebbe cedere, generando uno tsunami molto più grande”, spiega Purkis.

Quest’area tra l’Egitto e l’Arabia Saudita, che si sta urbanizzando così rapidamente, presenta alcuni rischi finora sconosciuti, ma che potrebbero causare future catastrofi. Il Mar Rosso tende ad allargarsi per effetto dello spostamento delle due placche tettoniche che lo delimitano e ciò rende la regione altamente suscettibile ai terremoti. Ma la recente scoperta suggerisce che ci sono altre forze in gioco finora trascurate.

Nello Stretto di Tiran uno tsunami di 20 metri di altezza potrebbe essere devastante per le aree costiere, coinvolgendo comunità intere in pochi minuti. Con un ulteriore scivolamento del terreno fino a 50 metri – nell’evento precedente è stato di circa 30 metri – i modelli mostrano che la località turistica egiziana di Sharm El Sheikh sarebbe una delle prime coinvolte, con un impatto devastante nel giro di 1,30 minuti.

Anche la costa saudita sarebbe colpita, ma con onde leggermente più piccole, ovvero fino a 15 metri di altezza. Gli scenari potrebbero addirittura essere peggiori, con scivolamenti fino a 100 metri e un’altezza delle onde fino a 35-40 metri sulla costa egiziana.

Finora, le prove di uno tsunami di 500 anni fa sono sfuggite probabilmente perché non ci fu un terremoto. Oggi è cruciale prevedere eventi simili che potrebbero mettere a rischio le comunità. I fondali del Mar Rosso andrebbero monitorati in futuro come i terremoti, sottolineano i ricercatori, facendo in modo da poter salvare vite e infrastrutture vulnerabili.

Articolo di Erika del 01 Marzo 2022 alle ore 17:05

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