Uno studio dell’American Geophysical Union mostra alcuni aspetti sottovalutati nello stoccaggio del carbonio negli oceani, fondamentale nel cambiamento climatico.
Il ciclo del carbonio all’interno dei nostri sistemi terrestri si basa su una serie di meccanismi complessi e soggetti a un continuo movimento. Essendo un elemento nomade, il carbonio viaggia continuamente tra atmosfera, oceano, suolo, roccia e ghiaccio, cambiando forma lungo il suo percorso. Ma esistono delle variabilità in questi processi, uno dei quali è la stagionalità.
Gran parte del ciclo del carbonio si compie negli oceani, principalmente attraverso la cosiddetta “pompa biologica” (BCP), dove il carbonio atmosferico viene assorbito dal fitoplancton. Questi microrganismi fondamentali immagazzinano il carbonio nelle pareti cellulari e lo trasferiscono nelle profondità dell’oceano dopo la morte delle alghe. Qui il carbonio può rimanere per centinaia o addirittura migliaia di anni prima di ritornare nell’atmosfera.
Negli ultimi decenni, le analisi effettuate sui sedimenti oceanici hanno ribaltato il modo di esaminare il ciclo del carbonio, che precedentemente considerava il BCP come una costante. Le particelle di carbonio che affondano mostrano invece una variabilità legata alle stagioni, dove la quantità di carbonio e altri nutrienti possono essere alterate periodicamente.
Utilizzando un modello biogeochimico oceanico globale, i ricercatori hanno scoperto che la stagionalità influisce in particolare sulla velocità di affondamento delle particelle di carbonio e sulla loro attenuazione in tutta la colonna d’acqua, mostrando un aumento del trasferimento di particelle fino al 196% rispetto ai dati che non prendevano in considerazione le variazioni stagionali. Nelle regioni ad alta latitudine, i flussi di particelle nel BCP si sono rivelati ancora più sensibili a tali variazioni.
Sulla Terra il carbonio viene rilasciato da numerosi fonti sia naturali che antropogeniche, come le eruzioni, la morte delle specie, gli incendi e l’uso di combustibili fossili. A causa del massiccio e crescente utilizzo di combustibili fossili, oggi i livelli di anidride carbonica in atmosfera sono i più elevati rispetto agli ultimi 800.000 anni. Conoscere il ciclo del carbonio è quindi essenziale in relazione al cambiamento climatico e finora potrebbero essere stati sottovalutati importanti aspetti che influiscono sulla capacità di stoccaggio degli oceani.
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