Stop del gas russo: cosa rischia l’Europa?

L’Europa oggi dipende mediamente per il 30-40% dalle forniture della Russia, sia per il gas che per il carbone e il petrolio. Con il conflitto scoppiato in Ucraina sono sempre più diffusi i timori riguardo un possibile stop totale della fornitura da parte di Mosca, o dalla stessa Unione Europea in linea con il pacchetto di sanzioni economiche decise per fronteggiare la crisi. La “chiusura dei rubinetti” di cui tanto si parla comporterebbe effetti immediati, specialmente per i paesi – come l’Italia – che dipendono quasi per metà dalle forniture russe.

In queste ore la Commissione Europea dovrebbe presentare un nuovo piano per consentire gli stati membri di accelerare un percorso di sicurezza energetica, per distaccarsi quanto più velocemente dalla dipendenza russa. Un’analisi del mercato europeo di Aurora Energy Research mostra diversi scenari possibili nell’eventualità di uno stop del gas russo verso l’Europa, evidenziando un gap totale di 195 miliardi di metri cubi l’anno entro l’inverno 2023, o di 109 miliardi di metri cubi durante il periodo ottobre 2022 – marzo 2023. Secondo il rapporto si potrebbe coprire, nella migliore ipotesi, fino all’89% della domanda con forniture alternative.

In questo scenario non mancherebbero le difficoltà né i rischi, ma nel complesso l’aumento della produzione europea e le importazioni attraverso i gasdotti nordafricani potrebbero aggiungere 25 miliardi di metri cubi di capacità energetica. I limiti per questi incrementi includono i flussi energetici di alcuni paesi come Libia e Algeria che sono vincolati da una maggiore domanda interna o da una produzione ferma.

Ci sono poi giacimenti che prevedevano la chiusura, come il giacimento olandese di Groningen entro la fine del 2022, che potrebbero essere mantenuti operativi, supportando parte della riduzione. In questo caso, ovviamente, andrebbe considerato il rischio ambientale, nonché i vincoli imposti legalmente a tal proposito.

I distributori europei di gas dovrebbero infine competere sul mercato spot del GNL a costi elevati, per aggiungere un volume di circa 24 miliardi di metri cubi, con infrastrutture adeguate a livello europeo. Un altro aspetto fondamentale sarebbe lo stoccaggio in vista del picco della domanda di gas previsto per l’inverno. “Se i siti europei fossero riempiti al 90% della capacità prima di una perdita di gas russo il prossimo inverno, potrebbero fornire fino a 75 miliardi di metri cubi ed eliminare il gap”, si legge nel rapporto, con la necessità di un intervento da parte dei governi europei.

Nel frattempo, gli effetti della crisi iniziano già a farsi sentire: il prezzo del gas naturale in Europa ha raggiunto un nuovo record il 7 marzo, sfiorando i 345 € per megawattora.

Articolo di Erika del 08 Marzo 2022 alle ore 18:08

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