Più di 20mila specie vegetali si stanno estinguendo perché l’uomo “non ne ha bisogno”

Le specie a rischio risultano più numerose rispetto a quelle avvantaggiate nella corsa per la sopravvivenza.

Un nuovo studio su oltre 80.000 specie vegetali in tutto il mondo mostra che una buona parte delle piante esistenti è destinata all’estinzione, e uno dei motivi è che non sono necessarie per gli esseri umani. Le piante “inutili” per l’uomo perché non sfruttabili in alcuni modo sono sostanzialmente in declino, ma non mancano le conseguenze sulla biodiversità e sull’uomo stesso, a causa dei molteplici effetti concatenati sulle comunità vegetali del futuro.

Secondo l’analisi condotta da un team di ricercatori del National Museum of Natural History dello Smithsonian, le specie vegetali tenderanno a diventare sempre meno eterogenee per effetto di una selezione imposta dalle “preferenze” umane. In base alla classificazione delle piante dall’inizio dell’Antropocene, delle 86.592 specie valutate soltanto 6.749 risultano utili all’uomo, perlopiù commestibili come mais, riso o grano.

Il team ha individuato ben 20.290 specie vegetali che con buone probabilità resteranno indietro nella corsa per la sopravvivenza, proprio perché non hanno utilità per l’uomo. Queste includono l’albero di magnolia di Haiti, le cicadee, le sequoie, i ginepri e le araucariale, che scompariranno completamente. Le specie classificate come avvantaggiate sarebbero invece 18.664, secondo il documento pubblicato sulla rivista Plants, People, Planet.

Nel bilancio appare quindi chiaro che, rispetto alle specie analizzate (il 25% circa delle specie esistenti) influenzate dalle attività umane, quelle a rischio sono di più rispetto a quelle avvantaggiate, con conseguenze future potenzialmente catastrofiche per molti ecosistemi. Una biodiversità vegetale minore vuol dire infatti anche una diversità animale minore, fino all’indebolimento delle risorse naturali, delle fonti alimentari e medicinali utili per l’uomo.

“Non è il futuro, sta già succedendo”, ha detto al Guardian l’autore principale John Kress del National Museum of Natural History dello Smithsonian, affermando che potremmo essere in grado di “rallentare un po’” questo allarmante processo che di fatto è già in corso. Per quanto complesso, occorre incrementare gli sforzi di conservazione, la tutela degli habitat naturali e di tutte le specie, preservandone la massima variabilità, perché anche le specie che ci appaiono “inutili” sono in qualche modo importanti per la nostra sopravvivenza.

Articolo di Erika del 14 Marzo 2022 alle ore 12:29

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