Per il prezioso ecosistema australiano è già il terzo evento grave in soli 5 anni.
Al largo della costa australiana si trova una delle meraviglie del mondo, la Grande Barriera Corallina, tanto spettacolare quanto fondamentale per il nostro pianeta. Il complesso ecosistema marino cattura carbonio attraverso alghe e mangrovie, protegge la costa dalle tempeste e dall’erosione, sostiene una ricca biodiversità ed è anche una preziosa risorsa economica per il turismo. Tuttavia, questa meraviglia sommersa è ora gravemente minacciata dal massiccio sbiancamento dei coralli, un fenomeno che sta crescendo a distanza di pochi decenni.
Recentemente, lo scienziato dei coralli Terry Hughes della James Cook University del Queensland, in Australia, ha avvertito che la Grande Barriera Corallina è all’inizio del suo sesto evento di sbiancamento di massa dal 1998. Questi eventi si verificano a distanza sempre più ravvicinata, con ben 3 sbiancamenti di massa osservati negli ultimi 5 anni. Attualmente, la Great Barrier Reef Marine Park Authority segnala un moderato sbiancamento in diverse aree della regione, che per alcuni coralli può significare la morte, riducendo le possibilità future di riproduzione.
Per tenere sotto controllo le condizioni dei coralli a rischio, il Center for Global Discovery and Conservation Science dell’Arizona State University (ASU) ha rilasciato il primo sistema di monitoraggio globale che sfrutta i dati satellitari aggiungendosi all’Allen Coral Atlas, una risorsa di dati di mappatura guidata in collaborazione con Coral Reef Alliance, Planet, l’Università del Queensland e Vulcano. Lo sviluppo è iniziato in risposta allo sbiancamento dei coralli alle Hawaii nel 2019, spiega Greg Asner, amministratore delegato dell’Atlas e direttore del Center for Global Discovery and Conservation Science.
Il Global Airborne Observatory utilizza il telerilevamento iperspettrale per acquisire mappe della costa e identificare lo sbiancamento sui coralli sani. Dai satelliti nello spazio, l’algoritmo raggiunge i coralli sotto le onde identificando livelli di sbiancamento bassi, moderati e gravi. Il sistema consente di monitorare l’evento di sbiancamento della Grande Barriera Corallina a livello globale, spiegano i ricercatori, “misurando il cambiamento temporale, ovvero la come la luminosità del corallo cambia nel tempo”. Ciò potrebbe aiutare aiutare a rispondere meglio allo sbiancamento dei coralli in futuro.
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