Le origini della formazione che distingue il pianeta nel nostro sistema solare non sono ancora del tutto chiare.
Tra tutti i pianeti del nostro sistema solare, di certo Saturno si distingue per quelli che chiamiamo “anelli”, formazioni di materia ghiacciata e rocciosa, che appaiono di diversi colori nell’oscurità dello spazio, e che sono tanto affascinanti quanto misteriosi. È difficile immaginare Saturno senza i suoi anelli, ma in effetti questi non sono una caratteristica permanente, anzi sono destinati a scomparire.
Gli anelli di Saturno perdono materia costantemente: il passaggio di meteoriti e la radiazione solare disturbano i piccoli frammenti polverosi che li formano elettrizzandoli, così le particelle iniziano a muoversi a spirale lungo le linee del campo magnetico del pianeta; una volta avvicinatesi all’atmosfera, le particelle vengono attirate dalla gravità e si vaporizzano nelle nuvole di Saturno. La cosiddetta “pioggia ad anello” è il primo fenomeno responsabile della scomparsa degli anelli di Saturno.
Per quanto appaia immutabile, quindi, la caratteristica unica di questo pianeta su larga scala è fugace, osserva James O’Donoghue, scienziato planetario dell’agenzia spaziale giapponese JAXA. L’aspetto rassicurante è che il processo richiederà molto tempo: la scomparsa degli anelli è stimata entro 300 milioni di anni circa. Pertanto, c’è ancora parecchio tempo per ammirare questo fenomeno e studiarne le origini, che ancora oggi restano un mistero.
Gli anelli di Saturno hanno incuriosito gli osservatori per secoli, ma la prima osservazione ravvicinata risale all’inizio degli anni ’80, con la missione di esplorazione della navicella spaziale Voyager della NASA. Le missioni successive, fino al 2017, hanno confermato la tesi che gli anelli fossero una formazione relativamente giovane, ma ad oggi non è ancora stato raggiunto un vero accordo sulla storia degli anelli di Saturno.
La formazione potrebbe essere frutto della frammentazione di una piccola luna o di una cometa che si sarebbe avvicinata troppo all’atmosfera del pianeta. In realtà, anche Giove, Urano e Nettuno hanno degli anelli, spiega O’Donoghue, la differenza è che sono molto più deboli e sottili. Probabilmente erano molto più massicci tempo fa, prima che qualche misterioso meccanismo li indebolisse. Ciò non esclude che nuovi anelli potrebbero formarsi attorno ad altri pianeti, come Marte: tra 20-80 milioni di anni la piccola luna Phobos si disintegrerà e i suoi frammenti probabilmente si stabilizzeranno in una formazione ad anelli attorno al pianeta rosso.
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