Presi dal maltempo degli ultimi giorni, e dalla moltitudine di notizie che annunciavano la fine dell’estate settimane fa, molti saranno stati ingannati dal pensiero che ci troviamo già nella stagione autunnale.
In realtà, occorre ricordare che esistono due tipi di stagioni definite più o meno convenzionalmente: le stagioni meteorologiche, che seguono precisamente l’inizio del mese (Estate= 1 giugno – 31 agosto, etc.) e le stagioni astronomiche, che sono invece legate a tradizioni secolari e si basano sullo studio del moto di rivoluzione che la terra compie intorno al sole.
Fin da piccoli ci siamo resi conto di come il periodo di luce nei giorni estivi sia molto più lungo che in inverno. Sempre negli stessi anni abbiamo imparato a conoscere gli equinozi ed i solstizi, ovvero quei giorni dell’anno in cui la durata del giorno è più o meno la stessa della notte e viceversa, rispettivamente. Il motivo di questa differenza risiede nel fatto che durante gli equinozi i raggi del sole giungono alla superficie terrestre in direzione perpendicolare all’asse terrestre.
In realtà, qualche minuto di luce in più viene sempre regalato alle medie latitudini a causa dell’assunzione fatta sulla natura puntiforme del Sole (in sostanza, si considera la stella come una sorgente con dimensioni molto piccole a causa della enorme distanza che ci separa da questa) e dell’effetto legato alla rifrazione dovuta alla presenza dell’atmosfera, che fa apparire luce ancora prima che il sole sia presente all’orizzonte. Viceversa, nei solstizi si raggiunge la massima inclinazione dei raggi solari rispetto all’asse di rotazione, e quindi la differenza tra ore di giorno ed ore di notte è massimizzata.
Ma come si spiega la differenza tra i diversi solstizi ed equinozi, che cadono quasi sempre su giorni diversi?
In realtà la Terra non compie un’orbita circolare intorno al sole, come si è invece portati a credere guardando molte immagini, ma una ellittica, una forma che si ottiene “schiacciando” una circonferenza. A causa di questa piccola diversità, la Terra impegna più tempo per percorrere la parte più lontana dal sole (quella che caratterizza primavera ed estate), e questo ci regala qualche giorno in più per approfittare della bella stagione (e per questo dovremmo ringraziare anche Keplero).
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