Venti sostenuti fino a 360 km/h e pressione centrale di circa 880 hPa. Sono questi gli spaventosi numeri che riguardano un particolare Uragano presente nel Pacifico orientale, a largo delle coste Messicane.
Eppure Patricia, è questo il nome dato dal centro meteorologico americano, era solo un piccolo ammasso di temporali nel Pacifico qualche giorno fa. Ad inizio settimana nessun modello prevedeva l’intensificazione di questo sistema, ed i meteorologi più esperti avevano scongiurato qualsiasi rischio per la formazione di un Uragano così intenso. Nel giro di pochi giorni, tuttavia, Patricia ha superato tutte le aspettative riguardo una probabile intensificazione ed è diventato un Uragano di categoria 5, il massimo nella scala di Saffir-Simpson. Il grafico sottostante, che mostra l’andamento dei venti e della pressione al centro dell’Uragano, permette di apprezzare l’estrema velocità di intensificazione da mercoledì agli ultimi dati disponibili nella mattinata di oggi.
Intensificazione dovuta, tra le altre cose, all’enorme quantità di calore liberata dalle acque del Pacifico che sono ormai da mesi molto più calde del normale, anche a causa del fenomeno El-Niño.
Gli ultimi dati officiali riguardano un volo di ricognizione effettuato dagli “Hurricane hunters”, un vero e proprio gruppo specializzato per effettuare misurazioni all’interno degli Uragani. I sensori lasciati cadere all’interno dell’occhio dal team di ricercatori hanno riportato una pressione centrale di 880 hPa e venti fino a 320 km/h (con raffiche fino a 360 km/h!). Il precedente record appartenente al Tifone Haiyan, che ha devastato le Filippine nel 2013, è stato battuto probabilmente di circa 10 km/h. Ovviamente occorreranno validazioni accurate per stabilire se ci troviamo effettivamente di fronte ad un record.
L’immagine satellitare nell’infrarosso acquisita nella mattinata di oggi permette di apprezzare l’estensione dell’occhio centrale e delle bande di precipitazione presenti sui margini del sistema, che stanno già interessando le coste del Messico.
Non è molto difficile immaginarsi gli effetti che una tempesta del genere potrebbe avere su un’area popolata come quella del Messico, dove la notizia dell’imminente landfall sta ancora faticando ad arrivare. Fortunatamente, la maggior parte dei modelli prevedono un indebolimento del sistema, che tuttavia potrebbe rimanere ancora oltre la categoria 1 fino al contatto con la costa. Con un mare ancora molto caldo c’è solo da sperare che i venti in atmosfera si orientino in modo da deviare il sistema verso mare aperto, anche se ormai sembra molto improbabile.
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