Per riuscire a capire la dinamica dell’evento temporalesco odierno, abbattutosi sul salernitano, abbiamo bisogno della conoscenza di diversi parametri che governano la dinamica dell’atmosfera e delle interazioni aria-mare. Per fare ciò, utilizzeremo: immagini satellitari, mappe dell’umidità relativa+vento a 500 e 850 Hpa (rispettivamente 5000 e circa 1500 metri sul livello del mare), mappa della temperatura potenziale superficiale del mar Mediterraneo ( in questo caso faremo affidamento alla mappa del 26 ottobre 2015, ovvero la più recente disponibile), la mappa delle fulminazioni, i grafici delle stazioni meteorologiche interessate dall’evento.
Le fonti di tali mappe sono nell’ordine: sat24, lamma toscana, mediterrenean forecasting system, lightningmaps.org, campaniameteo.it,unisa.it,campanialive.it.
Sul Mediterraneo è presente una profonda depressione di origine Atlantica, capace di richiamare a se, correnti di aria più calda ed umida da latitudini meridionali. Tale configurazione barica di partenza, favorisce lo scontro sia in quota che al suolo di venti con natura totalmente diversa l’uno dall’altro, ingrediente principale per l’attivazione della convezione, fenomeno generatrice dei fenomeni temporaleschi.
Volgendo lo sguardo alla mappa dell’umidità relativa a 500 Hpa, incrociata con il vento alla stessa altezza geopotenziale, possiamo osservare il nucleo di bassa pressione poco distante dal golfo di Genova. Tale configurazione, come accennato in precedenza, favorisce la circolazione ciclonica dei venti sul bacino occidentale del Mediterraneo, convogliando intensi ed umidi venti di Libeccio proprio sulle coste della Campania. Dall’immagine si notano le gradazioni di viola in corrispondenza della Campania, ovvero il fondo scala dell’umidità relativa, che innesca la condensazione dei corpi nuvolosi. Analogamente osserviamo un intensificazione del Libeccio sulle coste campane, altro ingrediente fondamentale per gli apporti igrometrici.
Analogamente anche all’altezza geopotenziale di 850 hpa, osserviamo la stessa direzione del vento e le stesse percentuali d’umidità, ciò suggerisce che l’aria su quella zona (coste delle Campania ndr) è totalmente satura in tutta la colonna d’aria.
I grossi apporti d’umidità, portati dal Libeccio, sono strettamente collegati alle temperature superficiali del mar Mediterraneo che, come possiamo osservare nella mappa riportata sotto, sono ancora alte ed oscillano mediamente sui 22°. Il contrasto tra le temperature superficiali delle acque del bacino occidentale del Mediterraneo e l’aria relativamente più fredda in quota, favorisce la convezione e dunque i moti verticali. Carburante principale per la genesi delle celle temporalesche.
Le immagini satellitari sono eloquenti: diverse celle temporalesche, iniziano a formarsi al largo delle coste campane già dalle ore 06:00 di questa mattina. Con il passare delle ore, tali celle temporalesche, iniziano a fondersi in un’unica grande cella e a muovere verso la terraferma, ingrandendosi, grazie ai continui apporti d’umidità provenienti dalle “calde” acque del bacino centro-meridionale del mar Tirreno. Tra le ore 06:30 e le 07:30 la cella temporalesca autorigenerante si trova sopra la città di Salerno e prosegue il suo lento movimento verso l’interno, fino ad adagiarsi sul versante montuoso occidentale dei monti Picentini, dove alle falde di tali monti si trovano i comuni di Fisciano e Mercato San Severino, le zone più colpite dalle precipitazioni. L’imponente barriera orografica, posta perpendicolarmente ai venti di Libeccio funge da ostacolo alla cella temporalesca, favorendo quello che in gergo viene definito “effetto stau”. Tralasciando le spiegazioni fisiche, in casi di effetto stau molto accentuato, sul versante sopravvento del massiccio montuoso le precipitazioni assumono un’ intensità molto maggiore rispetto alle zone circostanti.
L’imponenza della grande cella temporalesca è testimoniata anche dalla mappa delle fulminazioni: quella sottostante è riferita alla giornata odierna dalle ore 06:00 alle ore 08:00, in questo lasso temporale sono caduti ben 1602 fulmini nella zona compresa tra il basso Lazio e la costa tirrenica calabrese, includendo naturalmente gran parte della Campania e quindi la zona presa in questione.
La prova inconfutabile che tale evento è da classificare come cella temporalesca autorigenerante localizzata, esaltata da effetto stau sta nei dati registrati dalle stazioni meteorologiche di Mercato San Severino e di Fisciano. Quella di Mercato San Severino ha registrato un accumulo pluviometrico di 51,4 mm in un’ora, mentre quelle di Fisciano, ubicate nel campus universitario hanno registrato rispettivamente 103,4 e 90,4 mm in un’ora e mezza, ovvero 1/8 della pioggia totale annua registrata nella zona.
L’evento temporalesco odierno ha portato il panico generale tra la popolazione dei comuni irnini a causa dei vasti allagamenti e dalle inondazioni dei piani bassi dei condomini. Ancora una volta, l’allerta meteo, emessa nella giornata di ieri, non è stata presa seriamente in considerazione dagli enti locali predisposti ad allertare la popolazione. Inoltre, la maggior parte degli allagamenti, a mio modesto parere, sono anche causati dalla scarsa manutenzione degli alvei fluviali, della cattiva gestione delle acque reflue e dallo stress che una rete fognaria ormai obsoleta, non riesce a gestire negli eventi piovosi come quelli odierni. Concludo sperando che chi di dovere prenda atto dell’accaduto e che in breve tempo si riesca ad istituzionalizzare un organo competente in materia per evitare questi avvenimenti, perchè la natura fa e farà sempre il suo corso a prescindere dalla nostra volontà.
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